Busto Arsizio primo incontro tra Animalisti e Vivisettori dell’Insubria

Busto Arsizio primo incontro tra Animalisti e Vivisettori dell’Insubria.

ll 15 aprile si è tenuto, nella sala consiliare di Busto Arsizio, il primo incontro tra Animalisti e Vivisettori dell’Insubria.

Oggetto del contendere la costruzione di un allevamento di topi per la vivisezione.

Alessandro-Mosso

Alessandro Mosso

Questa ennesima occasione di confronto tra i due schieramenti è stata fortemente voluta da Alessandro Mosso, presidente dell’Associazione Animalisti Onlus, coadiuvato da Massimo Tettamanti ed Edoardo Gandini. Moderatore dell’incontro il Sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli. Dall’altra parte Silvio Garattini, Massenzio Fornasier e Daniela Parolaro oltre al rettore dell’omonima Università.

L’etica dietro la sperimentazione

Alessandro Mosso, ha introdotto il dibattito con un discorso etico. “non possiamo continuare a nasconderci dietro una verità scottante, la sperimentazione animale è il peggior metodo possibile per testare farmaci e studiare malattie. Dobbiamo capire che oggi è necessario studiare nuove tecnologie e iniziare ad abbandonare i vecchi e desueti metodi di ricerca. Noi cerchiamo di far capire alla gente che i vivisettori non hanno interesse a cambiare metodi di ricerca, perché annullerebbero con un colpo di spugna tutta la loro vita basata solo sulla sperimentazione animale.”

Inutilità della sperimentazione animale

Massimo Tettamanti, ha affermato l’assoluta inutilità della sperimentazione animale, sinonimo di vivisezione. Ha avvalorato questa tesi condivisa da una schiera sempre maggiore di numerosi esperti italiani e stranieri, utilizzando le stesse frasi scritte dai vivisettori sui bugiardini dei famaci.

I quali affermano che quanto si osserva negli animali nella fase pre-clinica specie-specifico e quindi non è di rilevanza clinica per l’uomo – se l’animale si ammala, tu consumatore sei diverso).

La necessità di fondi europei

Edoardo Gandini consulente giuridico esperto di politiche europee,  ha affermato la  necessità che l’Europa destini fondi consistenti, anche alle metodologie di ricerca innovative, che prevedono un alto livello tecnologico e che non fanno utilizzo di animali.

Ciò  non solamente per una ragione etica e animalista ma per una questione di sicurezza per l’umano stesso, visto che gli esperimenti su cavie animali non hanno a oggi ottenuto nessuna validazione scientifica e richiedono sempre il test su volontari umani sani.

Orientamento giuridico internazionale

sperimentazione animaleMolto indicativa per comprendere l’orientamento giuridico internazionale in questioni di scienza e diritto, è stata la storica decisione della Suprema Corte degli Stati Uniti, che nel 1993 ha decretato di fatto decaduta la linea guida fino a quel momento accettata, di considerare scientificamente valida in sede processuale la tesi sostenuta dalla maggioranza della comunità scientifica.

Viene così meno la legittimità del continuo rimando vivisezionista alle ragioni della gran parte della comunità internazionale dei ricercatori che considera la sperimentazione animale l’unico modello accettabile.

Le affermazioni del vecchio vivisettore

Di tutt’altro tenore le affermazioni della controparte, capitanata dall’inossidabile Silvio Garattini che ha tenuto banco, immune da qualsiasi regola democratica e di buona educazione. Ha distribuito ovvietà e banalità “voi pensate che se fosse stato possibile evitare di utilizzare gli animali non lo avremmo già fatto?” oppure “si uccidono più topi e ratti con la deratizzazione che con la sperimentazione animale“.

La dottoressa Parolaro, dopo aver affermato che si usano già colture cellulari in vitro – ndr con siero fetale bovino – ed in silico, si mostrava affranta nell’affermare che per confermare i dati ottenuti, purtroppo, occorre un organismo intero, ma che vengono utilizzati SOLO piccoli topi mantenuti secondo le regole del benessere animale.

Finalmente nel finale

La Parolaro ammette che se si aggiunge lo stress, l’esperimento viene falsato, quindi visto che in tutti i filmati dove vengono ripresi topi negli stabulari, non si vedono animali felici ed intenti alle loro attività ricreative, ma animali costretti, tagliuzzati e violentati, tra il pubblico neutro si è levato qualcosa più di un brusio.

La questione Green Hill centra eccome

Che dire di Massenzio Fornasier, il quale, incalzato da Alessandro Mosso, ha impiegato quasi tutto il suo tempo, per discolparsi e difendersi dal fatto di essere uno dei tre veterinari che hanno redatto, a suo tempo, parere positivo sulle condizioni dei beagle di Green Hill.

Lo stesso ammetteva di essere dipendente della Novartis, recentemente indagata per lo scandalo Lucentis e Avantis.

Dopo le relazioni si è passati alle domande del pubblico, Alessandro Mosso e Daniela Parolaro hanno moderato le domande intervenendo anche in modo incisivo.

Alle domande di alcune mamme di bambine affette da sindrome di Rett, il Presidente Mosso ha decisamente voluto evidenziare come gli animalisti non siano scellerati che difendono i topi a discapito delle bambine.

Noi vogliamo una ricerca reale che dia risposte certe. Cosa che ad oggi all’insubria non avete ancora avuto. Per questo siamo convinti che la ricerca sui topi è un’inutile strage di esseri viventi, a discapito di una brutta sindrome come quella di Rett“.

Emblematica l’ultima domanda posta da Alessandro Mosso alla responsabile ricerca dell’Università: “quali risultati avete ottenuto ad oggi” la  risposta laconica dell’Università “se l’avessimo trovata non saremmo quì” sigh!

Conlusione

Partiti in 15 , siamo arrivati in 200. Una sala consiliare stracolma, alla presenza del Sindaco, per parlare di diritti degli animali e di metodi scientifici alternativi e innovativi.

Qualcuno ha detto che abbiamo vinto! La replica di Alessandro Mosso:
se non ci sarà un seguito alla nostra protesta e a questa serata, avranno perso sia il topo che la bambina“.

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