Esche e avvelenamento animali

Quadro preoccupante per le esche e avvelenamento di animali

Esche e avvelenamento di animali domestici e selvatici è considerato un fenomeno emergente anche nel nostro Paese. I dati ufficiali disponibili descrivono un quadro preoccupante con migliaia di casi per anno e un numero rilevante di rinvenimenti di esche avvelenate, grazie anche all’apporto di speciali squadre di cani anti veleno utilizzate da alcune Forze di Polizia o da Associazioni specifiche che collaborano a progetti di tutela (es: nucleo cani LIFEWOLFALPS).

lupo avvelenatoEventi collegati alla fauna selvatica

Ciò che si osserva resta, comunque, la punta di un iceberg ed è verosimile che la portata del fenomeno sia molto maggiore. Sfuggono, infatti, ai dati statistici, una buona parte di eventi collegati alla fauna selvatica.

Lo stesso per altre specie verso le quali esiste una minore attenzione, anche per il posizionamento di esche in luoghi poco accessibili e meno frequentati. Per la ritrosia delle vittime a denunciare e per la sub-cultura, ancora persistente, che trattasi di fenomeni di scarsa rilevanza criminale.

Anche gli animali domestici muoiono a causa delle esche

Il fenomeno dell’avvelenamento da esche risulta maggiormente percepito quando si verifica in aree urbane, quando ad essere colpiti sono animali domestici di proprietà con conseguenti denunce alle autorità giudiziarie o a rifugi, canili o colonie feline. Mentre le vittime appartenenti alla fauna selvatica restano sicuramente sottostimate e quasi la totalità di esse non viene nemmeno rinvenuta.

Si rileva, tuttavia, che, con l’aumento di presenza di animali selvatici di grande interesse
faunistico e considerati dalle normative nazionali, comunitarie ed internazionali come SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTE quali il LUPO, gli episodi di uccisione mediante l’utilizzo di esche avvelenate, sta suscitando un nuovo interesse e la doverosa indignazione dell’opinione pubblica.

Per comprendere questo fenomeno criminale occorre porre in evidenza alcuni elementi:

  • 1) L’utilizzo dei bocconi avvelenati era consentito prima dell’entrata in vigore della Legge 157/92 come strumento di “controllo” delle specie animali considerate “nocive” ai fini dell’attività venatoria (volpe/faina/rapaci) e anche gli Agenti Provinciali utilizzavano in piena legalità questa metodologia (TESTO UNICO delle LEGGI sulla CACCIA 799/67).
  • 2) Con l’approvazione della Legge 157/92 l’utilizzo è stato vietato e rientra nella fattispecie di REATO insieme all’utilizzo di lacci, vischi, tagliole ecc… Tale reato viene giuridicamente classificato come CONTRAVVENZIONALE.
  • 3) L’approvazione della Legge 189/04 e relativo TITOLO IX BIS C.p. inasprisce il reato di UCCISIONE e MALTRATTAMENTO DI ANIMALE (senza distinzione tra animale domestico, selvatico o da reddito ) fornendo un valido e ulteriore strumento di repressione dell’uso di bocconi avvelenati. Tale reato assurge a DELITTO con evidenti risvolti giuridici in caso di individuazione e condanna dei colpevoli.
  • 4) Nel 2016 viene emanata l’ORDINANZA DEL MINISTRO DELLA SANITA’ SUL DIVIETO DI UTILIZZO E DETENZIONE DI ESCHE O BOCCONI AVVELENATI. Questo, indica anche una serie di strumenti operativi per le Forze di Polizia e la Polizia Locale e individua nel Sindaco, ove si è compiuto il reato, il compito di bonificare l’area interessata e tabellare al fine di informare i cittadini del pericolo corrente. Nonché individuare l’iter procedurale in caso di rinvenimento di esche o di animali avvelenati.
  • 5) Proroga dell’Ordinanza del Ministro Speranza – ORDINANZA 19 AGOSTO 2020 (di cui si dirà in seguito)

Esche e avvelenamento di animali

Da quanto evidenziato si osserva che la legislazione e la maggiore sensibilità verso tale crimine è sicuramente aumentata anche se risulta insufficiente anche per la differenziazione degli ambiti nei quali il fenomeno criminoso prospera. Servirebbe personale altamente preparato e dotato di moderni mezzi di contrasto, unitamente a CAMPAGNE INFORMATIVE ed EDUCATIVE continue, a partire dalle scuole.

AMBITI CRIMINALI RELATIVI ALL’UTILIZZO DI ESCHE AVVELENATE:

  • Esche avvelenate utilizzate a scopi venatori per eliminare i PREDATORI che colpiscono la fauna selvatica di interesse venatorio. Le esche, proprio perché vietate, vengono disseminate sul territorio in orari solitamente notturni. Non esistono zone esenti dal fenomeno. Si è osservato che le esche sono utilizzate nelle aree faunistiche protette (z.r.c./oasi) così come nelle AFV o nel territorio libero cacciabile. Tale fenomeno si acuisce nel momento di chiusura dell’attività venatoria coincidente con il rilascio a scopo di ripopolamento della fauna selvatica venabile (lepre- fagiano) e con l’interrompersi dell’utilizzo dei cani da parte degli stessi cacciatori.
  • Esche avvelenate utilizzate dai raccoglitori di tartufi per eliminare i cani di altri raccoglitori. È evidente che l’elevato costo dei tuberi ha incrementato una fascia collaterale di commercio altamente redditizio per la quale vige una vera e propria concorrenza. Per scoraggiare tale concorrenza risulta più semplice gettare le esche avvelenate proprio nei luoghi di raccolta facendo si che l’uccisione dell’altrui cane dissuada i concorrenti.
  • Esche avvelenate utilizzate per eliminare direttamente i GRANDI PREDATORI come il lupo, percepiti culturalmente come animali pericolosi e come antagonisti dei cacciatori di ungulati.
  • Questo accade anche in ambito urbano o nei parchi Pubblici cittadini per eliminare gatti di colonie feline, cani considerati disturbatori, piccioni terraioli, anatre nei laghetti con evidente aumento della PERICOLOSITA’ anche per le persone.
  • Le stesse esche vengono utilizzate come messaggio intimidatorio nei confronti di specifiche persone, una vera e propria intimidazione criminale. Imposizione della propria volontà su altri, estorsioni, vendette per svariati motivi, dissidi famigliari o sentimentali. Si rammenta a tal proposito come l’uccisione di un animale costituisca uno strumento di controllo o di potere di alcuni nei confronti di altre persone. Aspetto criminologico legato anche a mentalità e cultura mafioso.

VELENI MAGGIORMENTE UTILIZZATI:

– ORGANOFOSFORICI O CARBANATI
– RODENDRICIDI
– METALDEIDE O ANTILUMACA
– PARAQUAT
– CIANURO e STRICNINA quasi più utilizzati per la difficoltà di reperimento
– ARSENICO
– CLORALOSIO

Le esche non contengono un solo prodotto velenoso

Molto frequentemente le esche non contengono un solo prodotto velenoso ma sono la combinazione di più sostanze tossiche che, di fatto, rendono la cura ed il recupero degli animali soccorsi ancora vivi molto più difficoltoso.
In molti casi l’esca avvelenata viene ulteriormente riempita di CHIODI, SCHEGGE DI VETRO, AMI, PEZZI DI FERRO, LAMETTE al fine di aumentarne la letalità.

Date le caratteristiche del reato e la difficoltà oggettiva di individuare in flagranza gli autori dello stesso, occorre costruire un protocollo operativo, basato sulle norme già esistenti, che possa coordinare tutte le Forze di Polizia e di Polizia Locale:

  • Tabellatura puntuale delle aree di rinvenimento esche e/o animali avvelenati.
  • Interventi sul territorio di controllo e bonifica anche mediante SPECIFICHE CONVENZIONI con i NUCLEI DEI CANI ANTIVELENO.
  • Regolamentazione puntuale e continua delle aree ripetutamente sedi di avvelenamenti mediante INTERDIZIONE di determinate attività: RIPOPOLAMENTI DI FAUNA, DIVIETO RACCOLTA TARTUFI ecc..per periodi precedentemente stabiliti.
  • Analisi puntuale delle sostanze velenose utilizzate.
  • Obbligo di MAPPATURA TERRITORIALE dei casi di avvelenamento e relativa costituzione di un DATABASE e di procedure condivise.
  • Campagne informative per la cittadinanza.
  • Attivazioni di sinergie tra tutte le componenti Istituzionali competenti: Amministrazioni Locali, Asl, Forze dell’Ordine, Polizie Locali.

I danni causati dall’utilizzo di esche avvelenate pone alcuni problemi sostanziali:

  • Danno al patrimonio faunistico nazionale.
  • Problema di ordine pubblico e pubblica incolumità.
  • Senso di insicurezza dei cittadini nello svolgimento di lecite attività.
  • Problema criminologico predittivo di comportamenti deviati e antisociali.
  • Problema di tipo culturale.

Infatti, da un punto di vista culturale, permane la sub cultura dell’animale nocivo da eliminare al fine di tutelare dalle predazioni la fauna selvatica cacciabile, l’animale disturbatore o concorrente in specifici interessi, così come permane il concetto che i REATI CONTRO GLI ANIMALI siano REATI DI SERIE B, mentre essi risultano spesso concatenati ad altra tipologia criminosa.

Esche avvelenamento di animali e gli studi sulla loro pericolosità

Recenti studi effettuati dall’Associazione LINK-ITALIA (APS) dimostrano l’esistenza di una correlazione tra ABUSO/ MALTRATTAMENTO DI ANIMALI e PERICOLOSITA’ SOCIALE così come riconosciuto dall’FBI da decenni. Negli USA le condotte criminose ai danni degli animali, esche avvelenate comprese, costituiscono un TOP CRIME e tali reati vengono interpretati, non solo come atti illeciti e pericolosi a se stanti, ma come FENOMENI PREDITTIVI di DEVIANZA SOCIALE e di COMPORTAMENTI ANTISOCIALI. Fino ad arrivare al fenomeno dei Serial Killer. E’ stato, infatti, dimostrato scientificamente, in 15 anni di studi e ricerche, che coloro che abusano di animali, soprattutto in età giovanile, compiono un percorso criminale in escalation, che proprio partendo dall’analisi dei REATI CONTRO GLI ANIMALI è possibile tracciare il profilo criminologico atto alla prevenzione di reati contro le persone.

È quindi evidente che, negli USA, il fenomeno del’utilizzo di esche avvelenate, qualsiasi sia l’ambito criminologico nel quale matura, è di grande interesse investigativo e non viene assolutamente sottovalutato come in altri Paesi.
Fondamentale importanza riveste, quindi, la FORMAZIONE degli operatori di Polizia, così come gli altri soggetti coinvolti (Amministratori, Veterinari ecc..) nella comprensione del fenomeno e nella sua non sottovalutazione.

SITUAZIONE ATTUALE SULLE ESCHE E AVVELENAMENTO DI ANIMALI

Sulla Gazzetta Ufficiale n.222 del 7.09.20 pubblicate NUOVE NORME sul DIVIETO di utilizzo di ESCHE AVVELENATE.
Tale Ordinanza comprende gli avvelenamenti accidentali o intenzionali, gli animali domestici e selvatici e contiene alcuni elementi significativi di INNOVAZIONE per il CONTRASTO degli episodi penalmente rilevanti.

Due le principali novità introdotte con nota del Ministro:

  • Recepimento di PROCEDURE INFORMATICHE di comunicazione alle autorità competenti delle SEGNALAZIONI e dei dati necessari al MONITORAGGIO del fenomeno, offrendo anche ai cittadini e all’Autorità Giudiziaria la possibilità di avere un quadro completo del fenomeno (MAPPATURA TERRITORIALE).
  • La possibilità anche per il medico VETERINARIO PRIVATO di inviare direttamente all’Istituto zoo profilattico competente per territorio le carcasse di animali deceduti, campioni biologici e bocconi avvelenati recuperati.

Presso il Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria dell’IZS del Lazio e Toscana è attivo il PORTALE NAZIONALE DEGLI AVVELENAMENTI DOLOSI DEGLI ANIMALI. Scopo del portale:

  • Informatizzare la gestione della modulistica allegata alla nuova Ordinanza Ministeriale al fine di monitorare in tempo reale i casi di avvelenamento e la loro distribuzione sul territorio nazionale.
  • Invio della modulistica al Portale da parte del veterinario che, nello stesso tempo, allerta il SINDACO ove è avvenuto l’avvelenamento e l’IISTITUTO ZOOPROFILATTICO competente compilando il modulo / Allegati 1 dell’Ordinanza Ministeriale. L’ASL o il MEDICO VETERINARIO inviano con l’Allegato 2 i campioni o le carcasse di animali corredati di un codice identificativo insieme a referto anamnestico.
  • L’ASL competente o il medico veterinario, previa informazione all’Asl, assicurano l’invio del materiale all’IZS competente. Le finalità del PORTALE NAZIONALE, quindi, sono di creare una MAPPATURA NAZIONALE del fenomeno e di rendere standardizzate le procedure di segnalazione e di invio del materiale da analizzare.
    Una mappatura che, essendo digitalizzata, può produrre DATI STATISTICI importanti anche in relazione alla VITTIMOLOGIA: Suddivisione per specie domestiche e selvatiche; suddivisione per tipo di specie domestiche e selvatiche; indici di mortalità per periodi, per anno e sulla base di specifiche richieste, come l’estrapolazione del numero di FAUNA PARTICOLARMENTE PROTETTA deceduta.
    L’estrapolazione di tali dati avrebbe anche un grande valore sul piano INVESTIGATIVO, fornendo informazioni utili alle indagini di P.G. e alla ricerca dei responsabili di tali reati.

    ALLA DATA ODIERNA IL PORTALE NON RISULTA ANCORA ATTIVO

    e noi, in qualità di associazione a tutela degli animali ci auguriamo che questo sistema informatico venga presto attivato in modo da dare risposte veloci e concrete ad un grave problema criminale che non può più essere sottovalutato.

A cura di Ruth Pozzi e Alessandro Mosso

Bibliografia:

Tutela Giurdica degli Animali di Maurizio Santoloci, Carla Campanaro. DIRITTO ALL’AMBIENTE 2015
Link I – Crudeltà su animali e pericolosità sociale di FRANCESCA SORCINELLI
Ed. Viator
Il maltrattamento organizzato di animali – Manuale contro i crimini zoomafiosi di CIRO TROIANO
Alla Radice della Violenza di Specie . Analisi, prevenzione e contrasto ai danni degli animali
di MARCO STRANO
REPORT 2007 Polizia Provinciale di Firenze
Atti Convegno Nazionale Polizie Provinciali ( GE) : relazione Vice Comm. RUTH POZZI 2006
LEGGE 157/92
L.R. 5/2018
Legge 189/04 . TITOLO IX BIS C.P.
Decreto Ministro Sanita’ 20016 – 2020

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